I diritti sul bosco


Diversi episodi avvenuti intorno al 1400 testimoniano come ancora in questo periodo i boschi sian considerati una importante risorsa.

Il primo fa riferimento ad un singolare patto stabilito intorno al 1430 dal Governo di Reggio che esercita la sua influenza su alcune ville "inferiori" (si tratta di Pratofontana, S. Maria a Gurgo, S. Zanis a Gurgo, cioè S. Giovanni della Fossa, S .Tomaso etc.).

Gli abitanti possono pascolare nei boschi lì esistenti i porci e tagliare il legname a condizione che consegnino al governo di Reggio ogni anno un cinghiale. Proprio a causa di questo patto sorgono delle controversie tra i Reggiani e i Gonzaga , signori di Bagnolo e Novellara, che vietano ai cittadini di esercitare il diritto di legnatico e pascolo senza il loro consenso.

Secondo i Gonzaga infatti i diritti vantati dai reggiani altro non sono che una loro benevola concessione e che solo a loro apparteneva "el boschadego e el pascolo de li porci". La controversia si risolve molti anni dopo come succedeva spesso allora con scontri intervallati da momentanee riappacificazioni. Proprio a causa di questi conflitti e relative perdite di terreno per ricavare il legname i reggiani sono costretti ad abbattere i boschi di Cella e di Roncocesi (siamo nel 1424) ;il nome di quest'ultima località come del resto Roncocesi, Roncolo, Roncaglio stanno proprio ad indicare un bosco tagliato: dal latino roncus. In alcuni momenti di carestia si arriva, dicono le cronache, a fare il pane con le ghiande o con le noci o a mangiare direttamente l'erba.

Nel 1458 con la penuria di legname non rimangono da sfruttare che i pochi boschi rimasti vicino a Fabbrico e Rolo. Il Consiglio degli anziani se ne preoccupa ed invia una petizione a Sigismondo d'Este perché lasci tagliare gli alberi.


Nell'immagine un paesaggiocon cacciatori di Nicolò Dell'Abate.




Ugo Pellini



La storia di Reggio attraverso gli alberi

© 1996 Giramondo
PIANETA s.r.l.