Le silvae glandifere
A partire dal IV secolo dopo Cristo con il declino della potenza di Roma e le invasioni barbariche il paesaggio delle nostre zone cambia ancora una volta; le attività agricole entrano in crisi, la campagna riacquista l'originaria fisionomia e le paludi si alternano alle foreste che arrivano fin sotto le mura della città.
Nei documenti dell'epoca si fa riferimento a Silvae glandifere o anche glandarie, le selve di ghiande cioè ricche del frutto delle querce, particolarmente apprezzate perchè altamente produttive in quanto consentono l'allevamento brado di maiali ed altri animali. Queste selve infatti sono in grado di nutrire "Quando glande bene prinde", (quando la ghianda prende bene), migliaia di porci, riportano le cronache di quel tempo.
Se dagli alberi di queste vere e proprie foreste si ricava il legname si parla di Silvae vulgares, così come con il termine boscus si intende una selva ceduata. Tra tutte queste foreste, che si estendono senza soluzione di continuità tra Guastalla e Cervia, famosa è la foresta del Saletto (Gaium salecto) della bassa reggiana e il "Gaium regiense" tra Correggio e Carpi.
Il termine "Gaium" nome con il quale nel Medioevo vengono chiamate alcune selve ha un significato non tanto paesaggistico quanto giuridico: con questo nome si intendevano infatti "riserve" ad uso esclusivo dei re o dell’imperatore. Un altro termine usato per intendere selve di alberi ad alto fusto è "forestis".

Nell'immagine una Silva glandifera che da nutrimento a tanti maiali.






Ugo Pellini



La storia di Reggio attraverso gli alberi


© 1996 Giramondo
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