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| DIPENDENTI DA PROTESI
Vi capita mai di chiedervi quanto siete
artificiali? Non nel senso di falsi, ma di
dipendenti da protesi.
E un
discorso lungo, oggi forse anche inesauribile,
ma credo che sia anche una domanda alla quale non si
potrà sfuggire, nei prossimi anni.
Anche chi non
conosce a memoria i romanzi di Gibson o non ha mai
dialogato con Kyoko, la ragazza virtuale creata in
Giappone, può sentirsi almeno un po partecipe
della condizione delluomo artificiale.
E
quello, per intenderci, che nelle sue diverse parti è
stato rivelato da autori come Pynchon, Burroughs,
Ballard, Stephenson, Sterling, Leyner, Baudrillard, il
bolognese Franco Berardi Bifo.
Mandatemi una
mail, se volete maggiori informazioni, anche
bibliografiche.
Vado avanti per quelli che sono
rimasti, chi non è interessato a questo punto sarà già
andato via.
Il
sottoscritto si è laureato con una tesi dal titolo
roboante, La
realtà virtuale come forma di Utopia nella narrativa di
William Gibson. Tesi letteraria, incentrata sugli
strumenti e sulle tecniche usate dal papà di Johnny
Mnemonic. Ma non sospettavo, accingendomi a scrivere
di uno dei miei soggetti preferiti, che mi sarei trovato
di fronte alla revisione di tante certezze che un palloso
libro di filosofia definirebbe ontologiche,
cioè che riguardano lesistenza. Come molti, credo
di essere lartefice dei miei comportamenti, di
poter decidere se voglio o no una cosa, di non essere
influenzabile da pubblicità subliminali.
Accelero un po, seminando
qualche interrogativo e lasciando anche agli altri
risposte o anche semplici riflessioni. Inizio con domande
banali e apparentemente poco attinenti.
Quanti elettrodomestici o
servomeccanismi sono vitali, ormai, per noi? Cosa non
riusciamo a fare in un altro modo, magari quello più
semplice, loriginale, se si rompe qualcuno di
questi elettrodomestici?
E quanto siamo drogati,
cioè quanto riusciamo a stare senza toccare la tastiera
del computer, noi che (probabilmente) guardiamo poco la
tv ma sicuramente siamo un po dipendenti (nel senso
di assuefazione psico-fisica) da Internet? Analizziamo i
riflessi condizionati, che sono la cartina di tornasole:
quanto riuscite a guardare il vostro monitor spento senza
provare la voglia di accendere? E lo stereo?
Quanto sopportate il silenzio
assoluto (se esistesse)?
Il resto, se interessa, alla
prossima puntata.
Doriano Rabotti
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