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26
Gennaio 1999
"TESORI RUBATI"
Ricercatori,
sparsi in tutto il mondo, analizzano campioni di flore e
geni di tribù misconosciute, alla ricerca di nuovi
medicinali miracolosi per curare alcune delle principali
malattie mondiali.
Nelle Isole Andaman, Indie Orientali, una tribù
primitiva ha forse scoperto il rimedio alla malaria ma
non è possibile sperimentarlo dal momento che il biologo
che ha disseppellito il segreto si rifiuta di
rendere nota la formula per salvaguardare la tribù da
chi potrebbe trarne profitto.
Questa presa di posizione ha reso il ricercatore
indiano un attivista nel controverso campo della ricerca
biologica; una vera e propria caccia al tesoro che gli
ecologisti hanno battezzato pirateria
genetica.
La malaria uccide annualmente più di due milioni
di persone. Il farmaco per vincerla porterebbe milioni di
dollari alla compagnia farmaceutica produttrice.
Anche se i primi test effettuati dal ricercatore
indiano sono stati positivi, non è ancora possibile dire
con certezza se la pozione è davvero efficace o no.
Ma ora analizziamo alcuni dati: circa un quarto di
tutte le medicine in commercio nei soli stati uniti sono
basate sulle sostanze derivate da appena 40 specie
botaniche. Ciò significa che meno dell1% delle
265.000 piante conosciute al mondo sono state utilizzate.
Altri scienziati brasiliani studiano una rana le cui
proprietà curerebbero malattie intestinali. La corteccia
degli alberi nella foresta amazzonica è
lingrediente chiave nel taxol, medicinale per la
prevenzione del cancro. Per
brevettare la scoperta di una nuova creazione scientifica
la domanda è: chi deve raccogliere i profitti?
Multinazionali contro ecologisti ed attivisti sociali,
governi contro le loro stesse tribù.
Questi conflitti non sono solo una minaccia al
progresso scientifico di un paese ma fanno sorgere un
dilemma etico: un governo, una compagnia o uno scienziato
può detenere il diritto di proprietà sui più reconditi
funzionamenti di un organismo vivente?
Brevettare le caratteristiche genetiche è una
prospettiva inquietante ma affascinante.
Basta un piccolo campione ed un codice genetico di
una specie può essere replicato in laboratorio:
scienziati hanno raccolto campioni di tessuti umani di
gruppi etnici filippini che sembrano essere immuni al
cancro e al diabete; ricercatori cinesi hanno venduto a
compagnie americane campioni di sangue di persone
estremamente longeve. La maggior parte dei tesori
genetici del mondo sono stati accumulati senza pagare
niente alle nazioni alle quali sono stati scoperti e
sottratti.
Per gli attivisti parte dei proventi derivati
dalla vendita di queste medicine toccherebbe alle
popolazioni che ne erano i custodi.
Le compagnie farmaceutiche, daltro canto,
affermano che pochissimi sono poi i componenti che
vengono trasformati in medicinali e, comunque, la fase di
sperimentazione del prodotto dura dagli 8 ai 12 anni. Se
i paesi sottosviluppati inizieranno a
svendere le loro risorse genetiche, tutti ne
soffriranno.
Le multinazionali vogliono incassare sempre più,
certo, ma daltronde, chi investirebbe milioni di
dollari per sperimentare un rimedio che potrebbe poi
rivelarsi inefficace?
Fareste estinguere una foresta se ciò fosse
necessario per trovare una cura al cancro?
Lucia Oddo
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