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"VIVERE IN RETE: ULTIMA ON LINE"
Negli anni passati si è
fatto un gran parlare di società virtuali, mondi
artificiali e vite vissute in rete; tutto questo grazie
a Internet. Ma poi ecco che quando ciò si realizza,
passa quasi inosservato, solo perché i primi a
realizzare questo sogno-incubo sono stati, ancora una
volta, i videogiocatori.
Mentre la maggior parte degli
utenti Internet vagava alla ricerca di siti che
solleticassero la loro curiosità, centinaia di
videogiocatori hanno dato vita alla prima società
telematica della storia giocando ad Ultima Online (videogioco
della Origin n.d.r.).
Non si tratta di una società
virtuale, come ce ne sono tante (chat, MUDs, ecc.), ma di
una società reale che si evolve in un mondo artificiale,
costruito dai programmatori della Origin apposta per
loro.
Un mondo simile a quello medievale (si usano torce,
cavalli, archi e spade); dove lecosistema si evolve
in base ad algoritmi studiati per essere vicini a quelli
della realtà, dove le risorse naturali sono finite ed il
sistema economico è chiuso e governato da leggi reali;
dove le persone si incontrano, si vedono, parlano,
dormono, mangiamo e lavorano. Tra i giocatori
vi sono persone di tutte le estrazioni e di tutte le
nazioni che naturalmente anche in questo mondo
artificiale si comportano secondo la loro indole, creando
un tessuto sociale estremamente complesso e variegato.
Accanto a chi ha deciso di
guadagnarsi da vivere lavorando, vi sono coloro che hanno
scelto la strada criminale, chi perché affascinato dalla
letteratura fantasy, chi per vera inclinazione, uccidendo
altri giocatori per puro divertimento, troncando le vite
di altri personaggi come si trattasse dei manichini
armati di Doom.
Ed è qui che nascono le
provocazioni, dove sorgono gli interrogativi. In questo
gioco la partita si può considerare unaltra vita?
In fondo il personaggio si confonde con il giocatore che
ne guida le gesta, e che diventa il personaggio stesso in
un altro mondo. Anzi, sollevato da responsabilità e
conseguenze reali, lindividuo
realizzerà un personaggio-alter ego, più
real del reale? Oppure ne approfitterà per
celare la sua identità sotto mentite spoglie, cercando
di essere ciò che non è?
Ed in questottica, può
essere considerato realmente criminoso
latto di uccidere, allinterno del gioco che
gioco più non è? Molti giocatori, che si sono visti
ammazzare gratuitamente il proprio personaggio, pensano
di sì ed hanno fatto richiesta alla Origin di
programmare misure anti pk (Player Killers).
O bisogna
accettare anche questi faceti assassini allinterno
della società giocata, come parte integrante della
stessa, a ricordare agli altri che si tratta solo di un
gioco? E tale società, nella quale alla prova dei fatti
si sono sviluppati spontaneamente meccanismi analoghi a
quella in cui tutti noi viviamo, può assumere pari
dignità di quella reale? A questo proposito si sono
intavolate in rete molte discussioni, nelle quali si
tocca il senso stesso del vivere sociale e ci si
interroga se veramente siamo pronti a vivere più vite e
a frequentare più mondi.
Raffaele Marmiroli
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