BOLOGNA _ Non si diverte più Laurie Mains. Il tecnico neozelandese lascerà gli All Blacks appena tornato in patria, senza privacy non si riesce a vivere.
Per loro è così, diventi un All Blacks e subito balzi alla ribalta delle cronache. Prima di abdicare, però, vuole guidare i suoi ad un trionfale tour. Ad iniziare da oggi, per proseguire poi con i due test atomici in Francia. Motivo per il quale al Dall'Ara schiererà la miglior formazione a sua disposizione, senza Mehrtens (tournee finita dopo la distorsione al ginocchio rimediata a Catania), ma con campioni a bizzeffe.
L'ossatura è quella che è arrivata ad un soffio dalla vittoria in Coppa del Mondo, giovane, con uno spirito nuovo e sbarazzino tra i tre-quarti, solida, esperta, spietata in mischia. Linea arretrata da favola con Bunce e Little pronti a dare spettacolo, Lomu e Rush capaci di fare quello che vogliono sulle fasce laterali e la freccia Wilson schierato come estremo d'attacco. Mediano di apertura sarà Simon Culhane, uno che ha il mirino nel piede (recordman mondiale di punti segnati in un solo incontro). Mains ha scelto il meglio.
Per capire con quale spirito gli All Blacks andranno in campo è sufficiente una battuta di Fitzpatrick. Ieri, conferenza stampa di presentazione, l'immancabile domanda sul professionismo nel rugby. Risposta: <Essere professionisti non conta niente. Indossare quella maglia non ha valore, è un onore che non può avere prezzo>. Questione di mentalità.