VALERIO VECCHIARELLI

IL TEMPO 24/10/95

New Zeland

JONAH Lomu non ci sarà. Ha lasciato agli altri il piacere di fare a polpette l'Italia delle riserve, lo vedremo all'opera sabato a Bologna contro l'Italia vera. Chi quel giorno se lo troverà di fronte, Mazzariol o Vaccari, Roselli o Ravazzolo, di questi tempi avrà il sonno disturbato dai cattivi pensieri. Non c'è il <crashbang man>, ma l'armata in nero che oggi affronterà gli azzurri di talenti ne ha da svendere. Tre-quarti da favola, con Mehrtens, Rush, Ieremia, Bunce, Wilson, Osborne, gente abituata a vivere a velocità proibita dalla legge. Mischia da paura con un manipolo di rincalzi e quel vecchio bruto di Loe a far da chioccia ai pulcini. Nel rugby è legge, non esistono amichevoli, un problema in più per una squadra che ha dovuto prelevare in fretta e furia all'aeroporto alcuni dei reduci dalla Coppa Latina (Roselli, Filizzola, Scaglia, Caione, Castellani) per gettarli nella mischia ancora suonati dal fuso orario. Il rischio è di fare il sacco delle botte.

Con gli All Blacks l'Italia ha giocato solo in tre occasioni: nel 1979 a Rovigo in un indimenticabile match (12-18), con i neozelandesi cucinati da un estenuante tour oltre Manica e da qualche nottata brava al pub, che si trovarono a fare i conti con una grande Italia. Poi nel 1987 e nel 1991, sempre in Coppa del Mondo, sempre con il pronostico scontato. Ed il risultato obbligato. Adesso l'Italia è cresciuta, ha imparato a vincere con i deboli ed a farsi rispettare (ma non a vincere) con i forti. Motivo per cui il Mito ci ha concesso l'onore del test-match, il primo della storia. Per gli All Blacks questa campagna d'Italia è solo un modo per affilare gli artigli in vista della missione in Francia, un qualcosa che va al di là della sfida agonistica, condita dalle infinite polemiche sui test nucleari di Mururoa. Non volevano andare per protesta, il governo neozelandese ha addirittura affidato a Sean Fitzpatrick, il capitano, un plico in cui è contenuta la sua posizione in merito al problema, a Josh Kronfeld è stato proibito di scendere in campo con il caschetto fregiato da slogan antinucleari, Laurie Mains, il coach, ha annunciato che per sue convinzioni non sarebbe mai andato in Francia, motivo per il quale dopo il tour abbandonerà la guida tecnica della squadra. Clima infuocato. Il rugby diventa veicolo per affermare il proprio dissenso, per difendere la propria terra e gli All Blacks sanno bene come dimostrarlo. I due test in Francia saranno davvero due test atomici. E Lomu la bomba pronta ad esplodere.

L'Italia si accontenta di vederli da vicino, di potersi confrontare con il meglio del meglio per capire i propri vizi. E, perché no, per scoprire le proprie virtù. La Coppa Latina ci ha regalato le solite contraddizioni, belli e spavaldi (e perdenti) con la Francia, brutti e sciuponi con l'Argentina, carini senza acuti con la Romania. C'è ancora molto da lavorare, Georges Coste dice di aver cementato un bel gruppo, ma con Dominguez (indisponibile per problemi di lavoro) che pensa di andare in Francia allo Stade Toulosain, Giacheri attirato dall'Australia, i fratelli Cuttitta che potrebbero cedere al richiamo del Sudafrica, Gardner che non vuol più sentir parlare di Nazionale, di problemi ne ha da risolvere. A cominciare da un fine settimana in cui vedrà solo nero.