FABBRICA ITALIANA d'ARTE ®
di Sergio Capone
Si è svolto recentemente presso la sala convegni ad Arte Fiera 97 a Bologna un interessante incontro dibattito organizzato da A.ar.co.V. (Associazione Arte Contemporanea Verona) sul tema "La centralità dell'opera" dedicato all'opera d'arte contemporanea. All'incontro, coordinato dal prof. PierGiovanni Castagnoli (titolare della cattedra di Storia dell'Arte Contemporanea all'Università di Padova) sono intervenuti i tre artisti italiani Gianni Dessi, Concetto Pozzati, Gilberto Zorio e il Presidente dell'Associazione Giorgio Fasol.
G. Dessi, P.G. Castagnoli, G. Fasol, S. Girardello, C. Pozzati, G. Zorio |
Interessanti le riflessioni portate dai tre artisti che brevemente riassumiamo. Dessi ha sottolineato l'importanza della materialità dell'opera d'arte definendola, con estrema eleganza "oggetto naturalmente e intrinsecamente leggero" che si completa attraverso il fruitore che quasi ne percepisce "odore" e "peso". Ma qui sta il problema secondo Dessi: questa capacità dell'opera viene spesso mortificata dalle architetture espositive che la circondano nel momento dell'esposizione. In particolare il riferimento è stato rivolto alle mostre pubbliche le quali costruendo strutture espositive sovrabbondanti e spettacolari, alla fine soverchiano l'opera sino a toglierle, con questa comunicazione estetica ridondante, anche il "respiro". Pozzati ha invece rivolto lo sguardo al problema dell'omologazione culturale che l'opera subisce soprattutto perchè viene data troppa importanza ai media e alla loro implicita "velocità comunicativa". Ciò sta portando la nostra società ad un'immagine tecnica dell'immaginazione che inevitabilmente porterà anche ad una immagine estetica esclusivamente tecnica del mondo. La risposta, per Pozzati, è che l'opera d'arte deve dare e mostrare, attraverso l'artista, una risposta di "lentezza" in grado di fermare questo "esproprio di valore" da parte dei media verso l'opera d'arte. Zorio infine ha giudicato l'insieme delle riflessioni di Dessi e di Pozzati insufficienti nel rappresentare il divenire fra artista, opera e fruitori. Con interventi sagaci e pertinenti che hanno anche divertito per l'arguzia il pubblico presente, ha messo in evidenza che il problema, a suo modo di vedere, è molteplice e forse lo sguardo deve essere rivolto maggiormente sia alle differenti velocità sia ai diversi percorsi che l'opera porta in sè e che semmai portano troppo spesso l'insieme del sistema dell'arte a giudicare i percorsi dell'arte e delle opere superficialmente, come completati nel momento della esposizione delle opere, quando invece molto spesso questi percorsi sono ben lontani dall'essere realmente compiuti. Fra gli interventi del pubblico ci è piaciuto in particolare quello del critico Mario Bertoni il quale ha colpito nel segno quando ha parlato di uno nuovo sguardo che deve essere rivolto all'opera, egli lo ha definito: "uno sguardo interstiziale" capace cioè di indagare anche le aree marginali dell'opera stessa.
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