Le terremare
Nel sedicesimo secolo a.C. si ha la prima esplosione demografica della storia, si rileva una popolazione senza precedenti soprattutto nell'area pedecollinare e nell'alta pianura ora coperta da una fitta rete di villaggi: sono i terramaricoli.
Sono state individuate più di 50 stazioni in tutta la provincia: a Cavazzoli, a Case Cocconi, a Campegine, Castellarano, Roteglia ecc. e persino una vicino alla città, detta "Montata", in prossimità dell'attuale Viale Umberto I.
Chiaramente le zone disboscate sono limitate alle immediate adiacenze dei villaggi dove, le analisi polliniche lo hanno rilevato, si coltivavano cereali.
In uno dei siti reggiani più noti, quello di Fodico di Poviglio è stata accertata la presenza di opere difensive del villaggio costituite da steccati di recinzione; sono stati individuati più di tremila "buchi di palo" che escludono la presenza di palafitte. Le capanne erano fondate direttamente sul terreno, lo provano tra l'altro la presenza di fosse per derrate e di canali di scolo, con una leggera sopraelevazione sul piano di campagna, ottenuta con riporto di terra argillosa; sul pavimento era poi steso uno strato di sabbia.
La struttura dell'alzato delle capanne era costituita da robusti pali in legno di quercia, il tetto era probabilmente ricoperto di paglia.
Tra gli insigni studiosi di questi villaggi terramaricoli spicca la figura del nostro concittadino Gaetano Chierici che attribuiva queste costruzioni a un popolo ibero-ligure. Nei locali dei Civici Musei di Reggio Emilia sono conservati ancora alcuni "pali" risalenti a quel tempo.
Nell'immagine la ricostruzione del villaggio di Poviglio
Ugo Pellini
La storia di Reggio attraverso gli alberi
© 1996 Giramondo
PIANETA s.r.l.