Nonostante tutto quello che si può dire l'uomo la propria
libertà l'ha sempre detestata, gli uomini e del resto anche
le donne lavorano tutta la settimana e arginano i danni di questa
detestata libertà, ma al sabato, disgraziatamente inizia
quel silenzio rotto soltanto dal rumore di stoviglie.
"Perlopiù le persone sono abituate al lavoro, a un
qualsiasi lavoro o occupazione regolare, e quando ciò viene
loro a mancare, essi perdono all'istante il loro contenuto e il
senso della loro identità e finiscono per ridursi in uno
stato di morbosa disperazione...Tutti credono di rigenerarsi,
ma in realtà si tratta di un vuoto nel quale tutti diventano
matti ...Cominciano a spostare armadi e cassettoni, tavoli e sedie
e i loro stessi letti, spazzolano i loro vestiti sul balcone,
lucidano come folli le loro scarpe, le donne salgono sui davanzali
delle finestre e gli uomini vanno in cantina e sollevano vortici
di polvere."
Ma non basta perché "quando cessa il lavoro cominciano
le malattie, compaiono improvvisamente dei dolori, il famoso malditesta
del sabato, il cardiopalmo del sabato pomeriggio, repentini deliqui,
esplosioni di collera".
"Il sabato è sempre stato il giorno dei suicidi e
quelli che hanno frequentato i tribunali per un certo periodo
sanno benissimo che l'ottanta per cento dei morti ammazzati vengono
uccisi di sabato. Durante l'intera settimana viene tenuto a bada
ciò che inevitabilmente rende scontento e infelice ogni
essere umano, essendo gli uomini così concentrati nella
loro sulla propria scontentezza e sulla propria infelicità,
ma quando il sabato uno smette di lavorare, la scontentezza e
l'infelicità ricompaiono in maniera sempre più spietata."
Da Thomas Bernhard, La cantina, ed. Adelphi, pp.68-72. Si tratta
di uno dei miei romanzi prediletti. Se siete d'accordo con queste
dolorose conclusioni, potete trovare tanti romanzi, tutti bellissimi,
di Bernhard nelle librerie o nelle biblioteche, in edizione Adelphi,
Einaudi, Guanda, SE e Theoria.