Le frasi I° |
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24h di Repubblica nelle news |
9 marzo 2001 Ho appena ammazzato una zanzara. Nulla di strano, se non che siamo all'inizio di febbraio ed io abito in Europa, in Germania. Addirittura. Un inverno con le zanzare non l'avevo mai visto; questo insetto noioso che si divertiva a disturbarmi non era un'eccezione, un'anomalia, una zanzara longeva nascosta dietro al termosifone. Quest'inverno le zanzare non se ne sono mai andate!. E' questo l'ennesimo segnale, ultimo in ordine di tempo, che il luogo comune "non-ci-sono-più-stagioni" non è più una frase da bar o un commento da fermata dell'autobus; al contrario, rappresenta forse l'evidenza maggiore del fatto che il nostro pianeta si sta scaldando. E lo sta facendo troppo in fretta. Ecco il perché delle zanzare, le cui larve vengono uccise da 6-7 notti consecutive sotto i -2 gradi. Ecco il perché delle mimose e dei mandorli, del larice e del rosmarino, dei denti di leone e delle robinie, la cui fioritura è stata anticipata di un mese. Tutte piante che potrebbero morire, se arrivasse ora una gelata improvvisa. Poco male? Il fatto è che il cambiamento climatico, secondo l'IPCC, avrà effetti ben più preoccupanti nel secolo appena incominciato: l'aumento dei mari provocherà la sparizione di spiagge, litorali ed intere isole, la desertificazione si mangerà aree coltivabili, le catastrofi ambientali, come alluvioni, tornado e carestie, colpiranno sempre più frequentemente. Il risultato sarà (lo è già) la nascita dei cosiddetti "profughi ambientali", di milioni di persone costrette a migrare in cerca di aree in cui sia ancora possibile lavorare e vivere. Non è un caso che a Kyoto come a L'Aia, nelle ultime Conferenze delle Parti per combattere il cambiamento climatico, le lobby più decise nel chiedere drastiche misure di contenimento dei gas di serra, non erano tanto gli eco-freak o il "popolo di Seattle", ma le compagnie di assicurazioni(!), che minacciano di rifiutarsi di assicurare case ed oggetti contro i danni da catastrofi ambientali se i governi non prenderanno provvedimenti. Nell'ultimo decennio, infatti, i costi dei disastri ambientali hanno superato quelli dei quattro decenni precedenti! A proposito dei gas di serra oramai c'è poco da dire: siamo noi che provochiamo il cambiamento climatico. Siamo noi che rischiamo di distruggere il pianeta. Non c'è proprio nulla da fare allora? Qualcuno ci sta provando, a fare qualcosa. E' il caso delle città italiane che stanno partecipando a CCP-Italia, la Campagna delle Città per la Protezione del Clima. Le azioni che le città possono intraprendere sono tantissime: dalla mobilità all'edilizia, dai rifiuti agli "acquisti verdi", dall'illuminazione stradale alle energie alternative. Pensate che sia una goccia nel mare? Ebbene: le città che fino ad oggi hanno partecipato con successo alle varie campagne nazionali della CCP producono più del 7% delle emissioni mondiali di anidride carbonica. Molto più di una goccia, molto più di un secchiello… Rimane infine da dire che comuni e governi nulla possono se i cittadini non partecipano: Ognuno deve rendersi conto che il cambiamento inizia dalle proprie case, da quelle centinaia di azioni che compiamo o non compiamo ogni giorno. Oppure sopporteremo il ronzio delle zanzare anche d'inverno, rassegnati all'idea che i nostri figli non attraverseranno più Piazza San Marco. Incominciamo a lasciare a casa la macchina? |
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Anno III - Dir. Editoriale G. Sonego
APERIODICO TELEMATICO
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