Villiam Alberghini
Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro - Azienda USL città
di Bologna
Ferdinando Bersani
Dipartimento di Fisica - Università degli Studi di Bologna
Paolo Bevitori
ARPA - Sezione Provinciale di Rimini
Marco Biocca
Centro Documentazione della Salute - Azienda USL Città di Bologna
Gabriele Bollini
Settore Ambientale - Comune di Bologna
Giacomo Capuzzimati
Settore Ambientale - Comune di Bologna
Sandro Grilli
Istituto di Cancerologia - Università degli Studi di Bologna
Fiorenzo Marinelli
Istituto di Citomorfologia del CNR - II.OO.RR.
Onorina Podo
Osservatorio Epidemiologico - Assessorato alla Sanità Comune
di Bologna
Fiorenzo Rossi
ARPA - Sezione Provinciale di Bologna
Aldo Sacchetti
Igienista cultore di problemi ecologiic
Antonio Sasdelli
Osservatorio Epidemiologico - Assessorato alla Sanità Comune
di Bologna
Morando Soffritti
Istituto di Oncologia - Ospedale S. Orsola - Malpighi
La Commissione ritiene innanzi tutto di dover dare atto all'Amministrazione
comunale della sensibilità manifestata nei confronti di un problema
finora, in generale, troppo trascurato sul piano politoco-normativo. Una
carenza che ha lasciato la popolazione in stato di incertezza e la Pubblica
Amministrazione priva di conoscenze e di strumenti operativi adeguati a
controllare e governare con efficiente oculatezza le profonde e rapide
trasformazioni in corso, particolarmente nel campo delle nuove tecnologie
elettroniche di informazione e telecomunicazione.
Al termine di una vasta ricognizione della letteratura scientifica
internazionale, e quindi delle conoscenze acquisite sugli effetti biologicie
sanitari dell'esposizione ai campi elettromagnetici (CEM) generati sia
dalle linee di conduzione e dagli impianti e apparecchi di trasformazione
dell'energia elettrica, sia dai sistemi di telecominicazione, la Commissione
esprime le seguenti valutazioni e indicazioni, convinta che queste possano
essere di stimolo anche a un sollecito adeguamento legislativo della materia
nell'ambito regionale, nazionale e comunitario.
I sistemi viventi si dimostrano sensibili ai campi elettromagnetici
e i limiti di esposizione stabiliti dalle scarne disposizioni vigenti nel
nostro Paese (DPCM 23-4-1992, concernente solo i campi generati alla frequenza
di trasmissione dell'energia elettrica - ossia a 50Hz - 100 microTesla
per l'intensità del campo magnetico e 5000Volt/metro per quella
del campo elettrico) stabiliti per proteggere la popolazione dagli effetti
acuti, non vengono ritenuti, dalla commissione, adeguati a proteggere
la popolazione dagli effetti a lungo termine.
Sebbene gli effetti sanitari delle radiazioni non ionizzanti siano
tuttora meno conosciuti e patogenicamente definiti rispetto a quelli delle
radiazioni ionizzanti (ultravioletto lontano, raggi X e raggi gamma), nella
letteratura scientifica più recente sono apparsi studi che sollecitano
a prendere in seria considerazione i potenziali rischi derivanti dai campi
elettromagnetici non ionizzanti.
Per quanto concerne le frequenze estremamente basse (ELF), a 50-60
Hz, alcune indagini epidemiologiche su bambini residenti in abitazioni
vicine a installazioni elettriche hanno indicato un possibile aumento del
rischio di leucemie e di tumori cerebrali, con esposizioni a livello di
induzione magnetica di 0,2-0,4 microTesla (Feychting e Ahlbom 1993; Olsen
et Al. 1993); indagini epidemiologiche condotte su alcune categorie di
lavoratori professionalmente esposti hanno evidenziato un aumento di rischio
di leucemie (Matanoski et Al. 1994; Thornqvist et Al. 1991; Savitz et Al.
1995), tumori mammari nella donna (Loomis et Al. 1994), tumori mammari
del maschio (Floderus et Al. 1994). Per quanto riguarda le indagnini sui
bambini, simili risultati erano stati trovati in alcuni studi ben condotti
negli anni precedenti (Wertheimer e Leeper 1979; Tomenius 1986; Savitz
et Al. 1998), anche questi con esposizioni a intensità tra 0,2 e
0,3 micro Tesla.
Indagini epidemiologiche di terza generazione ribadiscono l'accresciuta incidenza di leucemie infantili, come pure di tumori al sistema nervoso centrale e alla mammella di lavoratori e lavoratrici esposte, di linfoma maligno nell'uomo e nel cane (Washburn et Al. 1994; Reif et Al. 1995; Miller et Al. 1996; Milham et Al. 1996; Coogan et Al. 1996), deponendo a favore di un rischio possibile a livelli di esposizione superiori a 0,2 microTesla.
Altri studi, pure ben condotti, hanno dato risultati negativi
o contraddittori:
a) per i tumori cerebrali nella coorte di bambini finlandesi residenti
in prossimità di linee elettriche di sesso femminile (il dato positivo
sui maschi esposti a 0.2 o più microTesla è basato su 5 casi
e può essere casuale) (Verkasalo et Al. 1993), nei bambini di Seattle
residenti in prossimità di linee elettriche (Gurney et Al. 1996a,b;
Poole 1996), nei bambini della Contea di Los Angeles, la cui esposizione
è stata stimata mediante wire coding e con misurazione dei campi
(Preston Martin et Al. 1996a, Poole 1996, Preston Martin et Al. 1996b),
nei bambini della costa ovest degli USA esposti ai campi generati dall'uso
di coperte elettriche e di letti ad acqua riscaldati elettricamente (Preston
Martin et Al. 1996c);
b) per leucemie e linfomi ed altri tipi di tumore nella coorte di bambini
finlandesi residenti in prossimità di linee elettriche (Verkasalo
et Al. 1993);
c) per leucemie negli adulti finlandesi esposti ai campi magnetici
in quanto residenti in prossimità di linee elettriche. Questo studio
a coorte di grande dimensione, ha evidenziato solo un incremento di leucemia
linfatica cronica in un sottogruppo di popolazione, ma la significatività
è basata su numeri molto piccoli di tumori indotti (possibile effetto
caso)(Verkasalo et Al. 1996a, O'Corrol 1997, Verkasalo et Al. 1997);
d) per il tumore mammario nelle donne (Guenel et Al. 1993 e Dosemeci
e Blair 1994).
In definitiva gli studi epidemiologici indicano, in maniera ancora incerta
a causa di fattori di confondimento, una correlazione tra esposizione cronica
a campi generati dalle linee ad alta tensione e insorgenza di certi tipi
di tumore, in particolare leucemie infantili, anche se non vi è
accordo sull'interpretazione dei risultati in termini di un reale rapporto
casuale tra esposizione ai campi e cancro, tenuto conto che i dati epidemiologici
non sono suffragati, per ora, da conferme sperimentali adeguate in vivo.
Effetti tossici acuti e comportamentali (disturbi cardiaci, sindromi
depressive, cefalee) rilevati in studi epidemiologici di coorte (Perry
e Pearl 1998; McMahan et Al. 1994) con esposizioni a livelli simili, risentono
di debolezze metodologiche, sia per l'assenza di protocolli standardizzati
come quelli usati per lo studio delle leucemie, sia per quanto riguarda
la misurazione dei livelli espositivi e la considerazione dei fattori confondenti.
A tutt'oggi gli studi di laboratorio non hanno dimostrato un'azione
diretta dei campi ELF sul materiale genetico cellulare, tanto da far pensare
che l'eventuale effetto cancerogeno dipenda non tanto da un'azione diretta,
ma dalla promozione (o meglio co-promozione) dell'evento cancerogeno. Ciò
sembra suffragato da alcune esperienze, tra cui la riduzione del tempo
di latenza del carcinome cutaneo indotto nel topo SENCAR pretrattato con
7,12-dimetilbenz(a)antracene (DMBA), noto cancerogeno chimico sperimentale.
Un effetto su cui oggi molto si discute è quello di una riduzione
dei livelli notturni di melatonina da 5 a 10 volte nell'animale (Wilson
1981). Questa molecola (sintetizzata soprattutto, al buio, dalla ghiandola
pineale partendo dalla serotonina, prodotta dal metabolismo del triptofano
e metilata dalla N-acetiltrasferasi), oltre a essere un antiossidante,
sembra avere un ruolo di rilievo nel coordinamento degli equilibri endocrini
con il ritmo nictemerale. La sua diminuzione nel sangue sembra comportare
una riduzione della risposta immunitaria e disturbi neuroendocrini mediati
dall'ipotalamo-ipofisi. Non sappiamo ancora se tale effetto possa avere
un impatto sull'uomo.
Tra gli altri effetti biologici dei campi ELF sono particolarmente
interessanti quelli sull'omeostasi del calcio a livello cellulare, uno
dei fondamentali modulatori della attività cellulare.
Per quanto riguarda l'azione dei CEM a frequenza elevata (radiofrequenze
e microonde) sono ben conosciuti gli effetti termici, dovuti alla dissipazione
in forma di calore dell'energia assorbita dai tessuti, cui si dimostrano
particolarmente sensibili le gonadi maschili (con riduzione della fertilità)
e il cristallino, che può opacizzarsi (Leitgeb 1991; NRPB 1992;
WHO 1993; Garn 1996). L'esposizione a radiazioni con densità di
potenza superiore a 10 milliW/cm^2 può provocare inoltre alterazioni
della permeabilità della membrana, delle funzioni ghiandolari, dei
sistemi emopoietico, immunitatio, nervoso (SSK 1992; Berhardt-Matthes 1992).
Effetti non termici (cefalea, astenia, irritabilità, elettrofosfeni)
sono stati rilevati da alcuni Autori in seguito all'esposizione a microonde
(Kuhene 1985; Keilmann 1985). In laboratorio effetti atermici sulle cellule
germinali di Drosophila melanogaster sono stati documentati con microonde
aventi una densità di potenza di 10 microWatt/cm^2 (Nimtz, 1983),
e sui cromosomi giganti di Acricotopus lucidus con microonde a densità
di potenza inferiore a 5 milliW/cm^2 (Kremer et Al., 1983).
Soltanto nel gennaio 1997 è apparsa sull'American Journal of
Epidemiology la prima vasta indagine epidemiologica sull'incidenza del
cancro eseguita in occidente nei pressi di una trasmittente radiotelevisiva,
quella di Sutton Coldfield, in Gran Bretagna. Vi si dimostra un incremento
di leucemie negli adulti (particolarmente di quelle linfatiche) con un
significativo declino del rischio con l'aumento della distanza dal trasmettitore
(particolarmente per la leucemia linfatica cronica). Il massimo della densità
di potenza equivalente, misurata nei punti di rilevamento a 2,5 m. dal
suolo, era di 0,013 W/m^2 (1,3 microWatt/cm^2) per le frequenze televisive
e di 0,057 W/m^2 (5,7 microWatt/cm^2) per le frequenze radio in FM (Dolk
et Al. 1997a). Una successiva indagine, eseguita dallo stesso autore su
20 altri trasmettitori della Gran Bretagna e pubblicato nel medesimo fascicolo
della rivista (Dolk et Al. 1997b), non ha dato gli stessi significativi
risultati e fornisce loro, al massimo, un debole supporto.
La Commissione è dell'avviso che i dati teorici, sperimentali,
epidemiologici già disponibili consentano di cominciare a porsi
seriamente il problema dell'adozione di provvedimenti normativi e tecnico-correttivi
a tutela della salute pubblica. La dimensione territoriale dei fattori
di rischio non è ferma ma in continua e sempre più rapida
evoluzione, sia nel settore della produzione, trasporto e utilizzo della
energia elettrica, sia nel settore delle telecomunicazioni, dove si moltiplicano
tanto i sistemi radianti (civili, militari, terrestri e satellitari), le
bande di frequenza utilizzate, i tempi di irradiazione (che per molte emittenti
radiotelevisive arrivano già a coprire l'intero arco delle 24 ore),
quanto i gestori di nuove reti radiotelevisive e di telefonia mobile. Sembra
quindi porsi il problema di ridurre l'esposizione collettiva in atto, che
per vasti gruppi di popolazione (comprendenti soggetti di ogni età
e nelle più varie condizioni di salute) è in rapida crescita.
I dati epidemiologici citati indicano la provvisoria soglia del rischio
potenziale per gli effetti "atermici" a lungo termine, come quelli implicati
nella cancerogenesi, intorno a 0,2 microTesla (per il campo magnetico a
50-60 Hz) e a qualche microWatt/cm^2 (per le radiazioni elettromagnetiche
di alta frequenza).
E' ovvio che vi sono problemi concreti di fattibilità da cui
la politica non può prescindere, ma proprio per questo è
indispensabile la lucidità di scelte tempestive per la predisposizione
dei piani regolatori urbanistici, l'ubicazione delle nuove installazioni
radianti e di nuovi insediamenti abitativi, allo scopo di non aggravare
ulteriormente il carico inquinante complessivo e i costi sanitari ed economici
legati a sucessive necessità di bonifica.
Nell'imediato si pone l'esigenza giuridico-amministrativa di impedire,
per motivi legati alla difesa della salute pubblica, che nuove linee elettriche,
stazioni e cabine di trasformazione dell'energia elettrica, antenne radianti
(anche per radioamatori) vengano installate senza preventiva domanda all'autorità
comunale e il relativo consenso di quest'ultima (o di quelli che i provvedimenti
urgenti a livello statale e/o regionale riterranno di stabilire). Occorre
anche un'immediata verifica della situazione in atto. Spetta ovviamente
al Parlamento valutare l'ooprtunità di riconsiderare tutte le norme
e le procedure per la determinazione dei limiti ammissibili di esposizione,
per la concessione delle frequenze, l'autorizzazione di canali televisivi,
di nuove trasmittenti radio-televisive e la gestione delle reti di telefonia
mobile. La bonifica delle situazioni territoriali più compromesse
richiederà una graduazione pianificata degli interventi ai vari
livelli, in relazione all'entità dei valori espositivi, alla consistenza
e alla destinazione d'uso degli insediamenti interessati.
Particolarmente difficile, senza il consapevole concorso attivo della
popolazione adeguatamente informata, è arginare la rapidissima incontrollata
telefonia radiomobile, che ancora una volta sta avvenendo prima di poter
disporre di studi e riscontri approfonditi circa l'effettivo impatto biologico
e sanitario di questa tecnologia.
Vengono più avanti elencati alcuni interventi tecnici per attenuare
l'impatto sanitario delle linee di trasporto dell'energia elettrica e suggerimenti
per la popolazione al fine di ridurre l'esposizione elettromagnetica complessiva
a sorgenti interne all'abitazione (elettrodomestici, apparecchi e cavi
elettrici, termocoperte, ecc.) e alla telefonia cellulare.
PROPOSTA CONCLUSIVA
La presente proposta tiene conto di tutti i contributi forniti in forma scritta (relazioni) da alcuni dei membri (W. Alberghini, F. Bersani, P. Bevitori, S. Grilli, F. Marinelli, F. Rossi, A. Sacchetti, M. Soffritti) della Commissione costituita dal Comune di Bologna, coordinata dal Dott. Antonio Sasdelli con il supporto organizzativo della Dott.ssa Podo. Questi contributi costituiscono gli allegati, numerati da 1 a 8, che sono la naturale premessa alla seguente valutazione e fanno parte integrante della proposta operativa.
Le evidenze di cancerogenicità dei campi elettromagnetici (CEM) ancora non del tutto convincenti sono cosi riassumibili:
a) Gli studi epidemiologici suggeriscono che i campi elettrici e magnetici a bassa frequenza (50/60 Hz) vadano lassificati come "probabili cancerogeni" anche se la positiva associazione tra esposizione a tali campi e alcuni tipi di tumore, quali la leucemia infantile e, in alcuni studi, i tumori cerebrali e mammari nel maschio, appare di modesta entità e non è sufficiente a stabilire un nesso causale tra esposizione ed effetto patogeno.
b) L'esposizione ai campi ad alta frequenza (radiofrequenze, microonde)
sembra rappresentare un possibile fattore cancerogeno per l'uomo, sia pure
di modesta entità, con bersagli dell'azione oncogena simili a quelli
citati per le ELF, anche se i dati disponibili sono assai più scarsi
di quelli relativi alle basse frequenze.
Pur in assenza:
a) di dimostrazioni epidemiologiche definitive;
b) di adeguate conferme sperimentali;
c) della conoscenza sul meccanismo di azione oncogena, che dà
plausibilità biologica all'associazione;
d) della conoscenza della relazione esposizione-risposta, da cui si
può ricavare l'unità di rischio cancerogeno e limiti di esposizione
correlati da determinati eccessi di rischio cancerogeno;
si possono suggerire, nello spirito del principio della cautela, le
seguenti raccomandazioni relative all'intensità dei capi.
Si suggeriscono, pertanto, le seguenti linee prudenziali per quanto
rigurda le azioni degli organi competenti alla tutela della salute pubblica:
A) frequenza estremamente bassa (ELF), 50 Hz (esposizione continua della popolazione generale):
A.1) nuovi edifici o luoghi residenziali in prossimità di linee
o impianti per la distribuzione dell'energia elettrica:
- si suggerisce di tendere, per quanto possibile, a minimizzare i valori
di campo magnetico prendendolo, in modo cautelativo, come riferimento di
limite superiore dell'induzione magnetica l'intervallo 0.1 - 0.3 microTesla,
considerato come provvisorio e meramente indicativo in base alle attuali
conoscenze. Questo intervallo di valori può anche essere inteso
come 0.2 microTesla +/- 50% (intervallo che tiene conto delle difficoltà
nella valutazione del campo).
Per il campo elettrico non viene dato un preciso valore, perchè,
nel caso di linee ad alta tensione, il fattore principale nel rischio cancerogeno
sembra legato al campo magnetico; inoltre il campo elettrico viene notevolmente
schermato dalla struttura abitativa e dallo stesso corpo umano.
La scelta di intervallo di esposizione è dovuta alle poche
conoscenze quantitative esistenti per gli effetti di questo tipo di campi.
A titolo di esempio si usano intervalli anche per situazioni meglio conosciute
nel potenziale cancerogeno, quali l'asbestro, in cui il coefficiente di
rischio cancerogeno fornito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità
per esposizione inalatoria a 1f/l per l'intera vita è, relativamente
all'induzione di mesoteliomi: 10^-5 - 10^-4.
A maggior ragione l'adozione di un intervallo è giustificata
nel caso in cui l'evidenza qualitativa di cancerogenesi non è ancora
piena (sufficiente) e i dati quantitativi sui livelli di esposizione, in
questo caso maggiormente problematici nella metodologia di misura, sono
ancora carenti.
I valori limite di esposizione suggeriti sono comunque ben
inferiori a quelli dettati dalla normativa vigente (100 microTesla), la
quale è basata solamente sulla prevenzione degli effetti acuti e
non su quelli a lungo termine (eventualmente cancerogeni).
Per essere coerenti con questi suggerimenti occorre adottare alcune norme tecniche di cautela:
- modificare i sistemi di costruzione delle abitazioni e di collocazione
delle sorgenti domestiche di energia elettrica
- modificare le modalità di costruzione e distribuzione delle
linee elettriche ad alta tensione (linee interrate, compatte, in cavo aereo).
Lo sviluppo attuale di linee elettriche ad alta tensione è imponenete
in Italia: oltre 7000 Km.
La distanza delle abitazioni da linee elettriche ad alta tensione deve essere dettata in funzione dei valori di campo suindicati in relazione al tipo di linea, di configurazione dei cavi ecc., che deve essere valutata di volta in volta dagli esperti. Si raccomanda inoltre che nella definizione dei piani regolatori vengano identificati corridoi adeguati per il trasporto e la distribuzione dell'energia elettrica. Si raccomanda, infine, che i progetti siano di volta in volta accompagnati da una valutazione di impatto ambientale e sanitario.
- E' bene che le nuove cabine di trasformazione MT/MB (media tensione/bassa
tensione) siano costruite all'esterno degli edifici. La distanza, anche
secondo il parere espresso recentemente dal Direttore Generale del Ministero
dell'Ambiente, si dovrà calcolare facendo riferimento al D.M.L.L.P.P.
16.1.1991.
Ad es. nel caso di cabine MT/MB da 15 kV, qualunque parte in tensione
dell'impianto dovrà trovarsi a 3,15 m. dai fabbricati. Qualora la
collocazione esterna non sia possibile è necessario che le cabine
MT/BT siano costruite in modo tale che il campo elettrico e magnetico generato
rimanga entro i limiti sopra indicati, con valutazioni e misurazioni dei
campi. Nel caso siano collocate in aree esterne destinate a permanenza
prolungata di bambini (parchi, giardini, aree scolastiche, etc.) andrebbero
in qualche modo recintate.
A.2 Edifici o linee elettriche già esistenti (se diversi da
scuole o altri locali pubblici o privati in cui i bambini stazionano per
lunghe ore nella giornata, per i quali valgono i limiti suggeriti per i
nuovi edifici):
Si ribadisce quanto indicato nelle premesse iniziali, circa la bonifica delle situazioni territoriali più compromesse.
Norme di cautela personale:
- prima di acquistare una abitazione verificare se in prossimità
vi sono linee ad alta tensione, cabine di trasformazione e misurare i campi
elettromagnetici all'interno
- non dormire sotto una termocoperta elettrica in funzione, ciò
vale maggiormente per donne gravide o bambini. Il letto può essere
preriscaldato.
- seguire le immagini televisive ad almeno un metro di distanza dallo
schermo del televisore, prestando maggiore attenzione alle parti laterali
e posteriore del televisore
- utilizzare il phon poco frequentemente, per brevi periodi, tenendolo
il più possibile lontano dal capo
- limitare l'uso del rasoio elettrico
-evitare che i bambini stazionino in vicinanza di ferri da stiro, forni
elettrici e in prossimità di lavastoviglie, tostapane, frullatori,
tritatutto, macinacaffè, apriscatole, radioregistratori
- mantenere la massima distanza possibile tra utilizzatore e apparecchio
per aereosol durante il funzionamento
La diminuzione del campo elettrico in ambiente domestico si può ottenere con varie modalità:
a) installare un disgiuntore di rete (bioswitch), che sostituisce la tensione alternata (220 V) con una bassa tensione continua (9 V) tutte le volte che a valle c'è assenza di carico; questo per ridurre il campo elettrico. Il disgiuntore viene disattivato nel momento in cui anche uno solo degli apparecchi collegati in rete viene acceso;
b) staccare dalle prese elettriche gli strumenti non in uso;
c) non far passare cavi elettrici dietro la testata del letto e tenere ben distanti le prese elettriche ai lati del letto;
d) non posizionare il letto a ridosso di una parete che confini con un quadro elettrico o con apparecchi elettrici fissi, nella stanza attigua, che producano intensi campi (es. lavatrice, lavastoviglie, scaldabagno, ecc).
e) posizionare radiosveglie, orologi e lampade da comodino alimentati
dalla rete domestica, ad almeno 50 cm di distanza dal guangiale durante
le ore di riposo.
B) Campi ad alta frequenza (esposizione cronica della popolazione
generale):
Si suggerisce di tendete, per quanto possibile, a minimizzare i valori
del campo elettromagnetico radiante assumendo come riferimento di limite
superiore della densità di potenza il valore di 0.01 mW/cm^2.
Questo valore è da considerare, allo stato attuale, provvisorio
e indicativo ed è più cautelativo di quello della legislazione
vigente, che si basa su effetti acuti e non a lungo termine, quali quelli
cancerogeni.
Va premesso che le frequenze delle onde elettromagnetiche generate dai telefoni cellulari sono simili a quelle della TV e danno, al momento attuale, un lieve incremento al fondo naturale che nelle città viene oggi definito elettrosmog.
Le raccomandazioni di pura cautela, che valgono per le nuove installazioni o la revisione di quelle già autorizzate che insistono su ambienti frequentati per larga parte della giornata da bambini, sono:
Suggerimenti per le decisioni pubbliche:
- mantenere adeguata distanza dai ripetitori televisivi che in
Italia sono numerosi e ad alta potenza.
- non installare antenne e stazioni radiobase per cellulari in prossimità
di scuole, asili e altri luoghi per l'infanzia, senza una preventiva valutazione
e successive misurazioni dei campi.
Precauzioni personali:
- non sostare in prossimità di forni a microonde, specialmente
se bambini o donne in età fertile: la distanza deve essere almeno
1 m;
- al fine di evitare interferenze e fibrillazioni, i portatori di pacemaker
devono collocare il cellulare GSM (frequenze di circa 900 MHz) lontano
dallo stimolatore. I telefoni cellulari possono interferire con i distributori
automatici di denaro, il funzionamento di ascensori, porte automatiche
, casse e pese elettroniche, airbag-abs in auto, gli strumenti di controllo
degli aerei;
- non usare i cellulari in locali di diagnostica medica e terapia intensiva.
Attenzione anche alle possibili interferenze con i dispositivi acustici;
- i telefoni cellulari non vanno usati in auto o nelle abitazioni perchè,
in aggiunta ai divieti già stabiliti per le auto, in generale, l'intensità
di emissione aumenta e peggiora la qualità della comunicazione;
- poichè una frazione stimabile tra il 30% e il 50% dell'energia
irraggiata dal telefono cellulare viene assorbita dalla testa dell'utente,
si raccomanda, nell'uso del telefonino, di estrarre sempre l'antenna e
di alternare l'orecchio nella ricezione di successive telefonate;
- i telefoni senza filo per uso interno alle abitazioni danno luogo
ad esposizioni molto più basse (potenza 0.01W) rispetto a quelle
dei cellulari.
Queste valutazioni tengono conto delle evidenze scientifiche note al momento attuale e saranno aggiornate man mano che le conoscenze evolveranno. Si segnala che a Bologna già nel mese di Giugno '97 si terranno due congressi internazionali: il primo promosso dall'OMS e dall'ICNIRP è dedicato al rischio associato ai campi delle linee ad alta tensione (4-5 Giugno), il secondo promosso dalla The Bioelectromagnetics Society, dalla The Bioelectrochemical Society, dalla Society for Phisical Regulation in Biology and Medicine e dall'European Bioelectromagnetics Association è dedicato a elettricità e megnetismo in biologia e medicina e agli aspetti protezionistici (8-13 Giugno). Al momento possiamo solo supporre un ruolo promovente e co-cancerogeno per questi tipi di radiazioni non ionizzanti, che non sembrano per ora dotate di potenziale genotossico. La forza dell'associazione tra esposizione e comparsa di tumori è debole, mal stimabile, ma le informazioni disponibili fanno ritenere che il loro contributo alle cause del cancro sia modesto. Certamente l'elettrosmog è una delle varie forme di inquinamento urbano (chimico, fisico, biolgico) che potrà interagire con gli altri inquinanti e microinquinanti cancerogeni. Poco conosciamo delle interazioni in tossicologia e in cancerogenesi, ma effetti sinergici non sembrano la regola e sono stati verificati solo in pochi casi di cancerogeni chimici a dosi molto elevate. A dosi basse o molto basse ci si potrebbe attendere, in genere, un effetto addittivo al tendere a zero delle dosi (Krewski e Thomas, 1991).
Per arricchire il dibattito scientifico e le valutazioni disponibili e per avere, quindi, un maggior supporto alle decisioni amministrative, si suggerisce di coinvolgere gli organi di governo decentrato della Sanità e lo stesso Ministero della Sanità, in particolare la Commissione Consultiva Tossicologica Nazionale. A questi andrebbero segnalate le necessità di indagare preventivamente gli eventuali effetti indesiderati delle nuove tecnologie prima della loro diffusione massiva. L'auspicio è che quanto prima possano essere revisionati a livello nazionale, mediante idoneo strumento normativo, i limiti di massima esposizione permissibile a campi elettrici e magnetici e la distanza di sicurezza delle abitazioni dalle linee ad alta tensione.
BIBLIOGRAFIA
IN COSTRUZIONE! La bibliografia sarà resa disponibile al più
presto.